quanti danni fanno i pfas?
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PFAS nell’acqua: la nuova lotta contro un nemico senza volto - 7 min read

Le guerre non sono solo quelle che vediamo al TG ma possono anche rivestire le vesti di inquinanti dell’acqua come i PFAS. È ormai scontato ammettere che, quella in cui viviamo, sia un’epoca abbastanza complicata. Se da un lato dobbiamo combattere con il costante aumento del carovita, dall’altro dobbiamo sentir parlare di paesi che entrano in guerra e che pur di affermare la propria supremazia, abbattono scuole e ospedali senza ritegno. 

Non sono qui per parlare di guerra ma per rendervi coscienti e partecipi che, mentre il mondo delira, si diffonde silente un altro tipo di battaglia. Si tratta dei PFAS, agenti contaminanti che stanno (finalmente) destando l’interesse delle comunità scientifiche europee. Ma perché solo adesso? E poi, che cosa sono i PFAS e perché sarebbero un problema? Il PFAS cosa provoca?

Cosa sono i PFAS nell’acqua?

I PFAS, abbreviazione di “sostanze perfluoroalchiliche“, sono inquinanti tossici che contaminano l’acqua potabile. Queste sostanze, presenti in prodotti di uso comune, possono causare problemi di salute come cancro, danni al fegato e al sistema immunitario. La loro presenza è una seria minaccia per la salute pubblica e l’ambiente: rispetto alle altre guerre in atto, probabilmente potremmo addirittura considerarla una battaglia ancora più imminente e urgente

Il danno sulla nostra salute diventa sempre più evidente e per questo non possiamo più fare finta di niente. Nei confronti di questa minaccia sottile, dobbiamo attuare una sfida silenziosa che richieda consapevolezza e intervento. Perché alla fine, quello davanti al quale ci troviamo è un vero e proprio problema crescente da affrontare anche con una certa urgenza.

Cosa sono i PFAS e dove si trovano?

Chi produce PFAS?
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Si tratta di composti chimici molto resistenti, ignifughi e idrorepellenti presenti in vari prodotti di uso quotidiano come rivestimenti antiaderenti, schiume antincendio e tessuti impermeabili. Queste sostanze possono contaminare l’acqua potabile, il suolo e l’aria, causando problemi di salute umana e ambientale proprio a causa della loro caratteristica principale: sono resistenti al decadimento ambientale.

Chi produce PFAS?

Tutto è iniziato negli anni ’40 quando negli USA si iniziò a introdurre questa molecola in un’infinità di prodotti di consumo e applicazioni industriali. Tra quelli immessi sul mercato globale e quelli finiti nelle acque reflue, ad un certo punto la situazione è sfuggita di mano. 

Dalle origini ad oggi, i PFAS sono stati prodotti da diverse aziende (per esempio Dupont, 3M, Chemours e Solvay) per una vasta gamma di applicazioni industriali e di consumo. Le principali fonti di produzione includono fabbriche di prodotti chimici, impianti di lavorazione dei metalli, raffinerie di petrolio e impianti di trattamento delle acque reflue.

Ed è proprio a partire da queste multinazionali con fatturati da miliardi di dollari che, capillarmente, si è contribuito alla presenza diffusa nell’ambiente dei PFAS.

Come avviene la contaminazione da PFAS?

L’inquinamento da PFAS è ormai un dato di fatto. Sembra assurdo ma la contaminazione PFAS è più vicina di quanto pensiamo. Oltre agli oggetti di uso quotidiano su cui ci soffermeremo successivamente, è possibile trovarli anche in quello che ingeriamo, come:

  • l’acqua potabile;
  • il pesce;
  • la frutta;
  • le uova e prodotti a base di uova.

PFAS effetti sulla salute

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Ultimamente si sta prendendo maggiore coscienza a riguardo. Nuovi studi epidemiologici, infatti, vengono effettuati ogni giorno per definire l’entità del problema e affrontarlo. Gli esperti dell’ IFC-Cnr di Pisa, per esempio, hanno riscontrato che, dall’interazione tra la Vitamina D e i PFAS, si favorirebbe l’insorgenza dell’osteoporosi (cosa più assurda, già tra i 18enni e i 20enni). I soggetti maggiormente a rischio, infatti, sono bambini, anziani e donne in gravidanza. 

Nei bambini esposti ai PFAS durante il periodo prenatale e postnatale, gli studi confermerebbero l’effetto tossico dei PFAS sul sistema immunitario:

  • l’indebolimento delle reazioni immunitarie;
  • abbassamento della produzione di anticorpi;
  • diminuzione della risposta del sistema immunitario alle vaccinazioni.
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Sulle donne, incluse quelle in gravidanza, si apre un altro tipo di scenario che riguarderebbe anche la fertilità e lo sviluppo fetale:

  • forte regressione del metabolismo;
  • rallentamento del trasporto dei lipidi;
  • interferenze nello sviluppo ovarico;
  • compromissione nella produzione di estrogeni, nell’ovulazione e all’intero sistema riproduttivo femminile.

Per gli anziani, si sarebbe evidenziato un aumento del colesterolo e delle malattie cardiovascolari. In tutte le altre tipologie di individui, invece, la situazione diventa di giorno in giorno sempre più complessa:

  • Marcatori stress infiammatorio e ossidativo sballati;
  • Sviluppo di malattie sistemiche;
  • Favoriscono l’insorgenza di danni epatici, aterosclerosi ed eventi tromboembolici;
  • Sono coinvolti nello sviluppo di diverse tipologie di cancro (leucemia, cancro al seno, al pancreas);
  • L’esposizione elevata all’inquinamento PFAS aumenta la mortalità nei pazienti con tumori del sangue e dei tessuti linfatici (milza, fegato e midollo osseo).

Quali materiali contengono PFAS?

Per quanto già siano stati presi provvedimenti nei confronti dei cugini PFOA (l’acido perfluoroottanoico) e PFOS (il perfluorottano sulfonato) negli anni 2000, perché ritenuti nocivi per la salute, la produzione dei PFAS non è ancora cessata. 

Se, infatti, nel 2017 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha etichettato definitivamente i PFOA e i PFOS come interferenti endocrini, causa di aumento del colesterolo, disturbi alla tiroide e ipertensione in gravidanza, l’IARC ha confermato il legame tra il PFOA e i tumori ai testicoli e ai reni.

Per quanto riguarda i PFAS, ad oggi si rileva presenza di questi composti chimici inquinanti nelleschiumeantincendio, nei rivestimenti metallici antiaderenti per padelle, negli imballaggi per alimenti, nei tessuti per mobili e nell’abbigliamento per esterni. Come se non bastasse, con diverse composizioni molecolari, li troviamo nelle creme e addirittura nei cosmetici, fino ai pesticidi e ai prodotti farmaceutici

Come difendersi dai PFAS?

Per limitare l’esposizione ai PFAS, si consiglia di utilizzare utensili da cucina antiaderenti di alta qualità, preferire prodotti senza PFAS e purificare l’acqua potabile con filtri ad alta efficienza.

PFAS come eliminarli dal corpo?

I PFAS, essendo sostanze persistenti, possono accumularsi nel corpo umano nel tempo. Tuttavia, non esiste un metodo diretto per eliminarli completamente. Alcuni consigli per ridurre l’esposizione includono: evitare il consumo di cibi confezionati e di acqua contaminata, adottare una dieta ricca di antiossidanti, fare regolare attività fisica per favorire il metabolismo e consultare un medico per eventuali analisi PFAS nel sangue e terapie di disintossicazione.

PFAS come eliminarli dal corpo?
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Tuttavia, adottando i giusti accorgimenti e limitando completamente l’assunzione di questi composti chimici, nel tempo potrebbe avvenire il dimezzamento dei PFAS nel sangue. Il tempo di dimezzamento dei PFAS si riferisce al periodo necessario affinché la concentrazione di queste sostanze nel sangue si riduca della metà rispetto al valore iniziale, indicando quanto velocemente vengono eliminate dal corpo umano. Di solito, questo tempo può variare da pochi anni fino a decenni, a seconda del tipo specifico di PFAS e delle condizioni individuali di esposizione. 

Va da sé che si tratta di una vera e propria corsa contro il tempo: una sorta di battaglia personale che ciascuno di noi dovrà affrontare nei confronti di questi subdoli nemici affinché non si instaurino nel nostro organismo.  

Come si fa a filtrare l’acqua da un pericolo invisibile (filtri per PFAS)?

Un metodo per ripartire da zero ed evitare il più possibile che il nostro organismo, e quello delle persone che amiamo, entri in contatto con i PFAS è installare un sistema di filtrazione a casa propria. È infatti possibile filtrare l’acqua dai PFAS utilizzando un filtro ad osmosi inversa (RO), che rimuove efficacemente queste sostanze sfruttando una membrana semipermeabile che separa le impurità dall’acqua. È importante installare e mantenere correttamente il sistema di filtraggio per garantire un’efficace rimozione dei PFAS dall’acqua potabile.

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