In francia arrivano le tasse da pagare sui vestiti
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La Francia e le tasse da pagare per bloccare il Fast Fashion - 5 min read

📣Notizia dell’ultimo minuto📣: la Francia sta decidendo di contrastare il fenomeno del Fast Fashion con delle tasse da pagare.

Come tutte le cose belle, prima o poi bisogna aspettarsi una fine. Non dico che il Fast Fashion sia bello, però poter comprare quello che vogliamo pagando poco è il sogno un po’ di tutti. Purtroppo per tutto ci sono delle conseguenze e in questo caso si tratta di cause inquinamento ambientale dovute ad una produttività esasperata del settore tessile. 

Il processo è sempre lo stesso: più il prezzo è basso, più compriamo; più la nostra domanda aumenta, più l’offerta deve crescere. Si tratta di un concetto semplicissimo di microeconomia che regola qualsiasi mercato attivo. Il problema sorge quando per soddisfare la crescente domanda si mettono a repentaglio le condizioni fisico-ambientali dell’essere umano. 

Se la nostra è, ad oggi, una natura inquinata è anche e soprattutto colpa del Fast Fashion, un modello economico ormai sfuggito dalle nostre mani che non fa altro che produrre danni ambientali. In Europa c’è un paese tra tutti, però, che per fortuna si è mostrato maggiormente interessato alle tematiche riguardanti l’impatto ecologico delle nostre decisioni. La Francia.

Le politiche pubbliche francesi sono green

Si tratta di una Nazione che da sempre ha rivestito il ruolo di capofila nella questione globale del cambiamento climatico. Ricordiamo, per esempio, l’ “Accordo di Parigi” entrato in vigore in tutta l’Europa nel 2016, o il “Green Deal” e la Legge “Clima e resilienza” che hanno diversi obiettivi da raggiungere:

  • Trasformare l’Europa nel primo continente a impatto climatico zero entro il 2050;
  • Almeno il 55% in meno di emissioni di gas serra entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990;
  • 3 miliardi di nuovi alberi da piantare nell’UE entro il 2030;
  • Integrazione dell’ecologia in diversi settorichiave come l’istruzione, i servizi pubblici, la giustizia, gli alloggi e lo sviluppo urbano, al fine di promuovere uno sviluppo sostenibile e la protezione dell’ambiente;
  • Regolamenti sulla pubblicità che promuovano il riuso, la riparazione e forniscano informazioni sull’impatto ambientale dei prodotti e che limitino le pubblicità che incoraggiano l’acquisto compulsivo.

In tutti questi progetti, la Francia resta un Paese protagonista che non si tira mai indietro. A dimostrazione di ciò, l’ultimo piano d’azione in favore dell’ecosostenibilità è stato discusso proprio in questi giorni.  

Nuove misure per contrastare il Fast Fashion

Il 17 marzo 2024, l’Assemblea Nazionale Francese ha votato a favore di una proposta di legge volta a introdurre un sovrapprezzo sui venditori di Fast Fashion che operano in Francia. Questa misura mira a scoraggiare la vendita e l’acquisto di abiti a basso costo che hanno un impatto negativo sull’ambiente (inquinamento tessile) e sulle condizioni dei lavoratori.

Le condizioni dei lavoratori che producono i nostri vestiti sono ignobili
Pexels

Tutte le tasse da pagare

Parigi vota contro il Fast Fashion e propone delle tasse da pagare per contrastare questo fenomeno (seguendo un modello simile a quello già in vigore per le auto più inquinanti). Dovrebbe partire dal prossimo anno e si prevede un sovrapprezzo iniziale di 5€ a capo che aumenterà gradualmente a 10€ entro il 2030. Quel che è certo è che questo “disincentivo” non potrà mai superare il 50% del valore di un articolo. La proposta di legge, presentata dalla parlamentare Anne-Cécile Violland del partito di centro-destra, è stata sostenuta dal governo e deve ora essere esaminata dal Senato.

New Fashion rules: riuso, riparazione e maggiore informazione 

La proposta di legge è composta da un elenco di tre articoli. Il primo prevede che gli e-commerce che vendono abbigliamento Fast Fashion debbano includere messaggi che promuovano il riuso e la riparazione e forniscano informazioni sull’impatto ambientale dei prodotti. Il secondo articolo introduce il sovrapprezzo basato sulla responsabilità estesa del produttore, che prende in considerazione l’impatto ambientale dei prodotti. Il terzo articolo limita la pubblicità che incoraggia l’acquisto di abbigliamento da brand Fast Fashion.

Shein e altri marchi nel mirino della Nuova Legge

Il marchio cinese Shein è citato nella proposta di legge, essendo uno dei principali marchi di fast fashion. Shein mette sul mercato migliaia di nuovi modelli ogni giorno e offre una vasta gamma di prodotti ai consumatori. Altri marchi noti di fast fashion includono Zara e H&M, così come anche Bershka e Stradivarius.

Un piccolo contributo per un futuro sostenibile

siamo dipendenti dagli acquisti compulsivi
Pexels

I proventi generati da tutte le tasse saranno utilizzati innanzitutto per promuovere un consumo responsabile e in seconda istanza, per favorire una moda ecosostenibile.

Verranno impiegati per gestire i rifiuti tessili, sostenere la ricerca e lo sviluppo di pratiche più sostenibili nell’industria della moda, finanziare campagne pubbliche sull’impatto ambientale e sulla prevenzione dei rifiuti, e fornire incentivi a brand ecosostenibili che adottano pratiche circolari nella produzione di abbigliamento. 

Un altro modo per sostenere l’ecosostenibilità nella moda sfruttando tutte le tasse da pagare consiste nell’aumentare Le Bonus Réparation. Per chi non ne avesse mai sentito parlare, si tratta di un incentivo finanziario previsto dalla Francia che fornisce un rimborso ai consumatori ogni volta che scelgono di far riparare un proprio indumento anziché buttarlo via.

Con un aiuto che va dai 6€ ai 25€, l’obiettivo è promuovere la riparazione e il riutilizzo dei vestiti, incoraggiando comportamenti sostenibili e riducendo il volume di rifiuti tessili destinati alla discarica.

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