Diciamolo: non è facile accettare certe verità. Non è semplice guardare con lucidità ciò che ci piace, ciò che ci rappresenta, ciò che riempie il nostro armadio… e scoprire che può fare male. A noi, al pianeta, alle persone.
Eppure ci tocca farlo, soprattutto se crediamo in una moda etica e sostenibile, più consapevole e rispettosa. Prendiamo Zara, ad esempio. Uno dei nostri negozi preferiti, dove finiamo sempre “per dare solo un’occhiata” e usciamo almeno con tre sacchetti misura “M”. O H&M, con le sue collezioni “green” che sembrano fatte apposta per rassicurarci.
Ma ecco la verità: secondo una recente e sconvolgente inchiesta, quei capi che indossiamo con leggerezza potrebbero avere radici molto pesanti. Parliamo di disboscamento e deforestazione, land grabbing, e filiera tessile alimentata da inganni.
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L’inchiesta Earthsight: tra cotone, moda e foreste rase al suolo

Nel 2024, l’ONG britannica Earthsight ha pubblicato un’indagine esplosiva. Dopo un anno di ricerche approfondite, ha collegato la produzione di cotone destinato al fast fashion – in particolare a Zara (gruppo Inditex) e H&M – alla deforestazione illegale in Brasile, nel cuore del bioma Cerrado.
Una scoperta che fa tremare l’intero sistema di sostenibilità nella moda: non si parla solo di “supply chain opaca”, ma è il problema della deforestazione che si ripete ogni giorno in nome dell’economia del “tanto e subito”.
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Earthsight ha documentato come centinaia di migliaia di tonnellate di cotone provenienti da zone ad alta intensità di disboscamento foreste in Bahia, siano finite nella produzione di abiti che troviamo ogni settimana nei nostri centri commerciali. Una moda che non è più solo “veloce”, ma anche devastante.
Il cotone sporcato: impatto, nomi e danni ambientali

Due grandi gruppi agricoli brasiliani sono stati individuati come fornitori principali di questo cotone “sporcato”: SLC Agrícola e Grupo Horita. Entrambi coinvolti in episodi di land grabbing, violenze verso le comunità locali, frodi e – ovviamente – disboscamento e deforestazione.
Le conseguenze? Gravi, drammatiche, spesso invisibili.
Il bioma Cerrado, meno noto dell’Amazzonia ma ancora più ricco in biodiversità, è stato privato di oltre metà della sua vegetazione originale. In un solo anno, la deforestazione è aumentata di oltre il 43%. E qui si torna al nostro quesito iniziale: cosa provoca la deforestazione? Quali sono le cause della deforestazione? Spesso, purtroppo, anche una semplice t-shirt in saldo.
Tra le conseguenze della deforestazione c’è la perdita irreversibile di habitat, l’emissione di CO₂, la scomparsa di intere specie, e l’accentuarsi della crisi climatica. Ma ci sono anche moda e ambiente che si allontanano sempre più tra loro, quando dovrebbero invece viaggiare insieme.
E il tutto, con il beneplacito della Better Cotton Initiative, un sistema di certificazione che – secondo Earthsight – non garantisce vera tracciabilità ma anzi, lascia spazio a gravi abusi.
Cosa possiamo fare noi? Tornare a scegliere
Il quadro è amaro, lo so. Ma non dobbiamo spegnere la luce: dobbiamo solo imparare a guardare meglio. Non è detto che la moda ecologica debba essere meno bella. Anzi: la vera bellezza oggi è scegliere capi che raccontino una storia pulita, non macchiata da deforestazioni o inganni industriali.
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Il cambiamento parte anche da noi, da chi ama vestirsi con gusto ma ha anche testa e cuore. Parliamo di abbigliamento etico, di rispetto della filiera tessile, di capi fatti bene per durare nel tempo.

La prossima volta che entri in un negozio fast fashion, magari fermati un attimo in più. Leggi, informati, chiediti: “Cosa causa la deforestazione?” e “Quali sono le conseguenze della deforestazione?”. Perché quella maglietta da 7,99€, magari, costa molto più di quanto immagini.
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La deforestazione non è più una nota a piè di pagina nei rapporti ONU. È il cuore pulsante di una moda che può ancora cambiare rotta.
E se sei arrivata fino qui, forse hai già iniziato a cambiare anche tu. Verso una moda sostenibile ed etica, che non si vergogna di essere bella e buona insieme.
Perché il disboscamento non è inevitabile. È solo il risultato di scelte sbagliate. E noi, oggi, possiamo farne di nuove.