Da un brindisi ad Amburgo alla rivoluzione green: la storia di JAN 'N JUNE
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Da un brindisi ad Amburgo alla rivoluzione green: la storia di JAN ‘N JUNE - 4 min read

C’è un certo tipo di stile che non passa mai di moda: quello che nasce dal rispetto per l’ambiente e dall’amore per i dettagli di qualità. Quando l’eleganza incontra la sostenibilità, ogni abito racconta una storia che va oltre le tendenze passeggere. JAN ‘N JUNE è uno di quei brand che incarnano proprio questo spirito. Nato dalla visione di due giovani donne ad Amburgo, oggi è un punto di riferimento per la moda etica e chic. Nella nostra rubrica dedicata ai brand fondati da donne, non potevamo non raccontarti la loro storia – una storia di amicizia, passione e un motto diventato missione: #byebyefastfashion.

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Un brindisi che ha acceso un sogno

La scintilla di JAN ‘N JUNE scocca in una sera d’estate del 2013 ad Amburgo. Immagina due amiche, Jula e Anna, sedute con un bicchiere di vino in mano 🍷 e quella classica domanda provocatoria che spunta in una conversazione tra ragazze appassionate di moda: «Perché non esiste un brand di abbigliamento che sia allo stesso tempo stiloso, sostenibile e accessibile?». Di fronte a un mercato che non offriva la risposta, queste due giovani donne hanno deciso di crearla da sé. Jula e Anna amano la moda tanto quanto amano il pianeta 🌍, e il loro unico scopo era interrompere questo circolo vizioso in cui la prima intacca il secondo. D’altronde, quando un’idea non ti lascia dormire la notte, significa che vale la pena inseguirla a tutti i costi.

La strada non è stata immediata: ci è voluto più di un anno per trasformare quell’ispirazione in un progetto concreto e dare vita al brand. Ma una volta partite, le due fondatrici ci hanno messo il 150% di energia, senza più guardarsi indietro. E come se le sfide non fossero abbastanza, Anna e Jula hanno gestito la nascita dell’azienda vivendo in tre Paesi diversi – un’impresa audace che ha dimostrato la loro determinazione incrollabile. Oggi quel progetto nato tra due calici di vino è cresciuto fino a diventare un team affiatato di oltre 20 persone, tutte unite dall’obiettivo di creare una moda sostenibile, minimalista e bellissima. Capi realizzati con l’idea di rendere il mondo anche solo un pochino migliore, sempre con stile. Non a caso, l’hashtag-motto di JAN ‘N JUNE è proprio #byebyefastfashion.

Moda etica e materiali sostenibili

La filosofia alla base di JAN ‘N JUNE è chiara: la moda e la sostenibilità possono andare a braccetto. Fin dall’inizio il brand ha scelto di utilizzare solo materiali a basso impatto per le sue collezioni. Via libera a fibre naturali certificate come il cotone biologico, a tessuti innovativi come il lyocell (alias Tencel), fino ai filati riciclati come il poliestere o il nylon ottenuto da bottiglie di plastica.

Quasi tutti i capi JAN ‘N JUNE sono anche 100% vegani, a eccezione di qualche articolo in lana riciclata. L’etica cruelty-free e la riduzione degli sprechi sono valori fondamentali. Nel 2021, il brand ha ottenuto la certificazione GOTS, che garantisce il rispetto di criteri ambientali e sociali lungo tutta la filiera. E questa non è una formalità: ogni prodotto contiene almeno il 70% di fibre biologiche, è trattato con sostanze non tossiche e viene lavorato in stabilimenti che rispettano i diritti umani.

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Una filiera trasparente e plastic-free

Produzione etica e filiera corta: ecco gli altri due pilastri di JAN ‘N JUNE. I capi sono confezionati principalmente in Europa – Polonia e Portogallo in primis – per limitare l’impatto dei trasporti e mantenere un contatto diretto con i fornitori. La trasparenza è totale: ogni capo ha un suo ECO-ID accessibile via QR code, che racconta ogni fase della sua creazione, dalle materie prime fino al prodotto finale.

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Anche il packaging è parte del progetto: niente plastica. Solo buste in pergamina riutilizzabile, scatole riciclate, etichette in carta riciclata e spedizioni a impatto minimo. È un esempio virtuoso di come anche i dettagli contino – e molto – nella costruzione di un brand davvero sostenibile.

Vision e mission: #byebyefastfashion

L’obiettivo di JAN ‘N JUNE? Cambiare il sistema moda dall’interno. Il brand vuole dimostrare che è possibile produrre vestiti belli e durevoli, riducendo l’impatto sull’ambiente e puntando tutto sulla qualità, la circolarità e la trasparenza.

La filosofia è semplice ma potente: less is more (meno è meglio). Il team evita sovrapproduzioni, preferisce design pensati per durare e lavora già in ottica di riciclo futuro, evitando la mescolanza di fibre diverse per facilitare il riuso. Con il progetto NEW·ISH, lanciato nel 2022, JAN ‘N JUNE ha introdotto una piattaforma di second hand, dove le clienti possono rivendere o acquistare capi usati, allungando il ciclo di vita degli abiti.

Tutto ciò che non si può rivendere, viene destinato a sample sale1 o riutilizzato in modo creativo: nessun capo viene buttato. È un impegno concreto e quotidiano che rende questo marchio una bandiera dell’empowerment femminile e della sostenibilità vera.

Perché raccontiamo la storia di JAN ‘N JUNE? Perché è un esempio di moda fatta bene: bella, pulita e con un’anima. È la dimostrazione che le idee nate tra amiche possono cambiare il mondo. E che vestirsi con consapevolezza può essere un atto rivoluzionario, ma anche pieno di stile.

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  1. Sample sale: quest’espressione si riferisce a vendite promozionali riservate a capi campione o invenduti, spesso organizzate dai brand a fine stagione o durante il cambio collezione. In queste occasioni, i prodotti vengono offerti a un prezzo scontato, così da evitare lo spreco e dare una seconda vita a capi altrimenti inutilizzati. JAN ‘N JUNE, nel contesto citato, adotta questa pratica per rimanenze che non rientrano nella loro piattaforma second hand, evitando che qualsiasi indumento venga scartato o sprecato. ↩︎

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