Job Addiction: lavorare per vivere o vivere per lavorare?
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Job Addiction: lavorare per vivere o vivere per lavorare? (TEST) - 3 min read

Siamo cresciuti con l’idea che il lavoro nobiliti, ci dia identità, e magari – se ci va bene – anche soddisfazione. Ma oggi, per una generazione che si trova spesso in bilico tra precarietà e ambizione, questa “nobilitazione” sembra diventata una vera e propria prigione dorata.

Sempre più giovani adulti scelgono (o si ritrovano a scegliere) di mettere il lavoro al centro della propria vita. Si rimanda tutto: relazioni, figli, tempo libero, perfino i sogni personali. E se arrivano i figli, spesso è solo uno, e molto più tardi rispetto a una generazione fa. Perché? Perché la carriera – che spesso si conquista con fatica, anni di studio e sacrifici – sembra essere l’unico terreno stabile su cui costruire qualcosa.

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Questa tendenza crescente ha un nome: job addiction 🖇️. Una vera e propria dipendenza dal lavoro, che trova conforto nella produttività e nel controllo, spesso a discapito di tutto il resto. Per molti, è diventata la risposta automatica alla fragilità del presente: meglio lavorare sempre che fermarsi a fare i conti con il vuoto.

Ma cosa si nasconde davvero dietro questa forma di “auto-sfruttamento elegante”? Solo necessità economica, o anche un bisogno psicologico di sentirsi validi, occupati, invincibili?

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🧠 Cosa significa stacanovista?

Se ti sei mai sentita dire “sei proprio una stacanovista” con un mezzo sorrisetto misto tra ammirazione e preoccupazione, sappi che quella parola ha radici storiche ben precise.

Il termine “stacanovista” nasce nell’Unione Sovietica degli anni ’30, ispirato a Aleksej Stachanov, un minatore diventato simbolo della produttività esasperata. Stachanov venne celebrato per aver estratto una quantità record di carbone in un solo turno. Da lì, nacque l’idea del “lavoratore modello” che lavora sempre di più e meglio, fino allo sfinimento.

Oggi, però, questo concetto ha preso una piega più insidiosa. Il termine moderno che lo traduce, in chiave psicologica e contemporanea, è workaholism (sì, proprio come l’alcolismo). Il termine fu coniato nel 1971 dallo psicologo americano Wayne Oates, ed è la crasi tra “work” e “alcoholism”, per descrivere una vera dipendenza da lavoro.

Il workaholic, insomma, è il drogato di lavoro. Non parliamo solo di chi lavora tanto, ma di chi non riesce a smettere e sente di non valere nulla se non sta producendo. La sindrome da lavoro è molto più comune di quanto pensiamo… e spesso passa inosservata.

🛑 8 segni che dimostrano che soffri di Job Addiction / Workaholism

Certo, amare il proprio lavoro non è un crimine. Ma quando il lavoro diventa tutto, e il resto della vita si dissolve sullo sfondo, forse è il caso di farsi qualche domanda. Ecco 8 campanelli d’allarme che potrebbero indicare che stai scivolando nella job addiction:

1. Fai più ore del dovuto

Non è solo straordinario ogni tanto: sei sempre connessa, anche quando non ti è richiesto. Nessuno ti obbliga, ma tu rimani. Sempre.

2. Il lavoro è il tuo unico pensiero

A casa, in vacanza, la domenica mattina. Il pensiero torna sempre lì. L’email da controllare, il progetto da finire, il cliente da soddisfare.

3. Non riesci a staccare (mai)

Anche quando sei fuori ufficio, ti senti in colpa a non lavorare. Il riposo non è più una ricarica, ma una distrazione fastidiosa.

4. Lavori mentre mangi

La pausa pranzo non esiste. Mangi davanti al computer, con il telefono in mano. Multitasking estremo che non dà tregua.

5. Incapacità a delegare

Nessuno fa le cose come te. Quindi, fai tutto tu. Anche se ti stressa, anche se non dormi. Il bisogno di lavorare è più forte.

6. Le relazioni ne risentono

Amici e partner ti accusano di essere assente. E in effetti lo sei. La tua mente è in ufficio, sempre. Anche a cena fuori.

7. Anche la salute ti parla

Insonnia, tensione muscolare, mal di testa, tachicardia, irritabilità, ansia, stress. La dipendenza dal lavoro si manifesta anche nel corpo.

8. Il lavoro è l’unica fonte di soddisfazione

Gli hobby non esistono più, il tempo libero ti mette a disagio. Se non lavori, ti senti inutile, vuota, invisibile.


💬 E quindi? Un confronto sincero

La domanda finale è: stai ancora lavorando per vivere o stai inconsapevolmente vivendo per lavorare?

La job addiction è insidiosa proprio perché viene spesso premiata: sei una macchina da guerra, sei affidabile, sei performante. Ma a che prezzo? Spesso quello della solitudine, del burnout, della fatica emotiva.

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La moda di essere sempre occupati non è glamour. È una corazza che indossiamo per non sentirci fuori posto in un mondo che ci vuole sempre produttivi. Ma forse, fermarsi un attimo, e riprendersi piccoli momenti di piacere (anche solo una cena senza telefono), è il primo passo per tornare a scegliere di vivere davvero. Non solo “funzionare”.

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