Cos’è il certificato REACH e perché dovresti conoscerlo?
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Cos’è il certificato REACH e perché dovresti conoscerlo? - 4 min read

Quando pensiamo alla moda sostenibile, immaginiamo tessuti biologici, fibre naturali, tinture vegetali. Ma c’è un aspetto spesso trascurato, eppure fondamentale: la chimica. Hai mai pensato, infatti, che anche il tuo maglione preferito, quello in cotone biologico che ami tanto, potrebbe contenere sostanze chimiche potenzialmente nocive? Lo so, non è la cosa più poetica del mondo, ma è la realtà. Quando si parla di moda sostenibile, spesso si pensa al GOTS, al GRS, ai tessuti a basso impatto… eppure c’è un’altra sigla decisiva per la sicurezza ambientale e umana da tenere d’occhio: quella del certificato REACH.

Te ne parlo come farei con un’amica davanti a un caffè, perché anche io, la prima volta, non ne capivo granché. Ma capirlo fa tutta la differenza, soprattutto se ami fare scelte consapevoli.

Cos’è la certificazione REACH (in parole semplici)

Allora, partiamo dalle basi. REACH sta per Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals. È un regolamento europeo nato nel 2007 per monitorare, limitare o vietare l’uso di sostanze chimiche pericolose nei prodotti che circolano all’interno dell’Unione Europea.

In realtà, il termine “certificato REACH” è un po’ fuorviante, perché in realtà non esiste un vero e proprio “certificato” unico, valido per tutti e da appendere come un bollino. Non si tratta, infatti, di una certificazione come il GOTS o l’OEKO-TEX: il REACH non rilascia bollini da cucire sulle etichette. Si tratta, a tutti gli effetti, di un sistema di controllo che, attraverso precisi obblighi normativi, impone alle aziende di garantire che le sostanze chimiche utilizzate siano valutate e, se necessario, sostituite o eliminate.

Parliamo, infatti, di conformità al REACH, ovvero al Regolamento (CE) n. 1907/2006, che gestisce la registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche nell’Unione Europea. Il regolamento REACH interviene proprio qui: obbliga i produttori (anche extraeuropei che esportano in UE) a registrare e documentare l’uso di queste sostanze. E, se ritenute rischiose, l’ECHA (l’Agenzia europea per le sostanze chimiche) può vietarne l’uso o imporre severe restrizioni.

Cosa c’entra il REACH con i vestiti?

Molto più di quanto immagini. Anche se spesso ce ne dimentichiamo, quando indossi un capo, non indossi solo il tessuto. Per realizzare un capo servono colle, pigmenti, solventi, trattamenti impermeabilizzanti, finiture antimacchia o antipiega. Tutti elementi che possono contenere sostanze chimiche potenzialmente dannose per la salute e per l’ambiente.

Alcune sono innocue, altre meno. Il certificato REACH serve proprio a valutare, limitare o vietare quelle più pericolose, per ridurre il rischio di farci entrare in contatto con sostanze tossiche attraverso ciò che indossiamo ogni giorno.

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Per esempio, il codice REACH prevede che le aziende debbano registrare ogni sostanza prodotta o importata in Europa, indicando caratteristiche, rischi e impatti. Questo processo si chiama registrazione REACH, e richiede una documentazione molto dettagliata, incluse le schede di sicurezza REACH.

Perché ti riguarda anche se non produci nulla

So cosa stai pensando: “Ok, ma io non fabbrico niente, che mi cambia?”. In realtà cambia eccome. Perché quando scegli un capo conforme alle norme REACH, eviti di indossare potenzialmente sostanze tossiche. E non è solo una questione personale: è anche un modo per dire no a produzioni irresponsabili che mettono a rischio la salute dei lavoratori, soprattutto in Paesi dove i controlli sono meno severi.

In pratica, è come scegliere un’alimentazione sana: anche se non vedi subito il beneficio, il tuo corpo (e il pianeta 🌍) ti ringraziano.

Moda Eco friendly: come non essere più vittima del Fast Fashion (guida pratica)

Come capire se un brand rispetta il REACH

Sempre più brand green oggi lo dichiarano apertamente: “i nostri prodotti sono conformi alla certificazione REACH in Italia e in Europa”. Oppure menzionano la presenza di autorizzazione REACH per certe sostanze utilizzate. Altri, quelli meno trasparenti, glissano completamente. Gli stessi marchi del fast fashion che sono finiti sotto accusa per aver commercializzato articoli contenenti sostanze vietate o in concentrazioni troppo elevate. 

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Il consiglio? Controlla i loro siti, leggi le schede di sicurezza (se ci sono), o chiedi direttamente. Ricorda: chi lo rispetta lo dice

In questo senso, sapere dell’esistenza della certificazione REACH ti rende una consumatrice più sveglia. E sai che qui su Fashionthype siamo tutte per le scelte intelligenti, no?

La chimica che non si vede… ma si sente

In conclusione, anche se il REACH non è tra i nomi più “instagrammabili” nel mondo della moda sostenibile, è uno dei più importanti. Ci protegge da sostanze pericolose, rende la filiera più trasparente, e spinge i produttori a prendersi le proprie responsabilità.

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Attenzione: la conformità REACH non basta da sola per parlare di moda sostenibile ma è una base minima, un prerequisito tecnico che qualsiasi marchio etico dovrebbe rispettare. E per il consumatore consapevole, sapere che esiste questo controllo è già un primo passo.

La prossima volta che scegli un capo perché è in cotone bio, chiediti anche: “è conforme al certificato REACH?”. Perché sì, anche la chimica vuole la sua parte… ma fatta bene.

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