P.S. Essere una persona triste non è sbagliato, è umano
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P.S. Essere una persona triste non è sbagliato, è umano - 5 min read

Che ne sanno gli altri del caos che abbiamo nella testa? Che ne sanno gli altri dei respiri mozzati a metà? Che ne sanno gli altri di quello che proviamo a stare nel mondo? Ma che ne sanno gli altri che dietro ogni nostro sorriso si nasconde l’inferno?

Perché sì, ci sono persone che sorridono sempre, che sembrano leggere, disponibili, quasi radiose. Ma non è detto che non stiano lottando. Una persona sorridente può nascondere una tristezza profonda, e dietro un’apparente “tutto bene” possono annidarsi pensieri tristi e malinconici difficili da dire ad alta voce.

La verità? Una persona che ride non è sempre una persona felice. A volte è solo brava a proteggersi. Perché è più facile mimetizzarsi nella gente che sorride, che affrontare l’imbarazzo di un “come stai?” a cui non sai rispondere. Per chi ha imparato ad affrontare le proprie giornate con addosso una depressione sorridente, sa perfettamente che è più semplice riempire le giornate di cose da fare, abiti colorati, emoji, risate ad alta voce e un’agenda piena, piuttosto che spiegare cos’è quel nodo in gola che non se ne va mai.

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Molte persone tristi hanno imparato l’arte della maschera. Sorridono per non ferire, per non preoccuparsi di essere un peso. Perché pensano che dire la verità su come stanno possa rovinare l’atmosfera, creare imbarazzo. E allora vanno avanti. Silenziosamente. Con una dignità che spesso viene scambiata per freddezza o forza, quando in realtà è solo un modo per restare a galla.

Il finto sorriso, il sorriso nervoso, il sorriso isterico, sono le difese migliori per passare inosservati: il mondo è pieno di sorrisi tristi che chiedono solo di essere capiti, non analizzati. Non sempre vogliamo discorsi di incoraggiamento, né mille parole di consolazione. A volte basta qualcuno che stia lì. Che non faccia rumore. Che ci lasci respirare senza fretta.

E se ci fosse bellezza anche in questo?

Nella forza silenziosa di chi ogni giorno sceglie di mettersi il mondo addosso con un sorriso — anche se dentro piove ☔️. Nella capacità di far ridere gli altri quando dentro si stringe tutto. Nella delicatezza di chi non urla il suo dolore ma lo trasforma in presenza, in cura, in gentilezza per chi ha accanto.

Forse, chi sente tanto, anche la tristezza, ha uno sguardo più profondo. E magari proprio in quella malinconia che trattiamo come un difetto c’è il seme della nostra empatia più grande.

E se ci fosse bellezza anche in questo?
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C’è qualcosa di profondamente potente in chi continua a esserci anche nei momenti tristi. In chi resta gentile, anche quando dentro si sgretola. E finché c’è anche solo un motivo per sorridere, anche se piccolo, anche se fragile, va bene così. Perché anche un sorriso triste può avere valore. Anche chi è felice fuori e triste dentro merita attenzione, ma non quella rumorosa e invadente. A volte bastano gesti minuscoli: un messaggio, una carezza, uno sguardo che dice “ti vedo”.

Non serve sempre chiedersi come non essere tristi. A volte, la vera domanda è: posso essere triste e non dover fingere il contrario? Posso piangere, respirare a metà, e sapere che non ho niente da spiegare e/o giustificare? La risposta è sì, sempre.

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A chi porta la tristezza addosso. E a chi la riconosce negli occhi degli altri.

Se stai leggendo questo articolo e nella tua vita c’è una persona che ti sembra sempre “ok”, sempre sorridente, ma con quello sguardo che a volte sfugge, non dare tutto per scontato. Le persone tristi spesso non alzano la mano. Non urlano. Non chiedono. Ma sono lì, e a volte un abbraccio silenzioso vale molto più di mille frasi fatte. Se incroci una persona che ride, non forzarla a spiegarti il dolore: a volte, dietro un sorriso c’è il mare 🌊. Accoglila: con delicatezza, con rispetto. Perché non sappiamo mai davvero che battaglie stia combattendo chi abbiamo davanti.

E se invece sei tu quella persona triste, sappi che:

Non c’è niente in te da aggiustare. Il mondo ti fa credere che la felicità sia lo stato standard e tutto il resto una deviazione. Ma la verità è che anche le vite che ci sembrano perfette nascondono abilmente i propri demoni. Si tratta semplicemente di tristezza e dolore ben mascherati, ben gestiti.

Impara ad accettarti per come sei, anche se sei una persona triste

A chi incontra, e a chi è, una persona triste
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Non credere sempre alla voce nella testa che ti dice che sei tu quella diversa. La realtà è che ogni vita ha le sue ombre, ma ognuno le affronta a modo proprio. E tu, proprio tu, hai il diritto di farlo nei tuoi tempi e con i tuoi modi.

Essere una persona triste non vuol dire automaticamente essere depressi. Non è una vergogna. È un modo dell’anima di dirci qualcosa. Magari un bisogno, una ferita, una stanchezza. Non è una colpa. Non è un’etichetta. È solo uno stato dell’essere. Temporaneo o ricorrente, non importa.

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E se oggi ti senti triste, non sforzarti di mostrarti diversa per piacere, per rientrare, per adattarti.

La tua tristezza non ti sta chiedendo di sparire. Ti sta chiedendo di essere vista. E anche questo, anche solo questo, ha valore. A tutte le persone tristi all’ascolto che continuano a sorridere per proteggersi: non state mentendo, né agli altri, né a voi stesse. State solo cercando un modo per stare al mondo. E va benissimo così.

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