la belle époque dello chat noir paris
Segreti e curiosità 👀

Chat Noir Paris: storia di un iconico cabaret - 6 min read

Se vi dico “Chat Noir Paris” a cosa pensate? Forse i più superstiziosi si limiteranno a fare qualche gesto scaramantico per scongiurare qualsiasi effetto negativo. Altri, invece, assoceranno subito il pensiero al famoso poster che invade, più o meno, il 90% delle boutique di souvenir a Parigi.

Che la Ville Lumière sia associata a questo poster è evidente ma sappiamo realmente il perché?

Scopriamo insieme la storia di una Parigi insolita ma eterna il cui passato sembra restare ancora immutabile in ogni epoca.

La storia del gatto nero più famoso della Belle Époque parigina

Toulouse Lautrec – Pinterest

Che Parigi sia un infinito viaggio nel tempo è accertato. È decisamente una delle poche città del mondo che ti offre la possibilità di assaporare epoche differenti a seconda dell’arrondissement in cui ti trovi.

Stavolta il nostro viaggio nel tempo ci catapulta a Montmarte, nella Parigi del XIX secolo in cui si affermava quel fervente panorama artistico che ha contribuito a creare la storia culturale parigina. È proprio in questo scenario che prende vita Le Chat Noir Paris, l’emblematico cabaret della Belle Époque.

Fondato nel 1881 da Rodolphe Salis, lo Chat Noir di Parigi fu un rivoluzionario cabaret frequentato da artisti, scrittori e intellettuali.

Quella che racconteremo è una storia breve che vede come protagonista, appunto, Salis, un ex soldato amante dell’arte che decise di allestire un cabaret al posto dello sportello postale situato al piano terra del suo palazzo.

Inizialmente a Boulevard de Rochechouart, lo Chat Noir divenne subito l’epicentro culturale degli spensierati bohémien del XIX secolo.

In questo piccolo bilocale di 3 metri per 4 – che poteva ospitare al massimo una trentina di persone – venivano incoraggiati a emergere nomi come Camille Pissaro, Vincent Van Gogh, Mallarmé, Maupassant o Aristide Bruant.

In pochissimo tempo questo divenne il tempio dove spettacoli di cabaret, esibizioni teatrali e serate letterarie prendevano vita: in poche parole, dove arte e festa si fondevano perfettamente. Fu un trampolino di lancio, infatti, per artisti come Toulouse-Lautrec, Alphonse Allais e Erik Satie.

Forte del suo successo, lo Chat Noir dovette cambiare sede e si trasferì in un intero edificio al 12 Rue de Laval (oggi Rue Victor-Massé). Siamo nel 1885, nel pieno della Belle Époque e gli intellettuali e artisti del tempo, desiderosi di feste, emancipazione e cambiamento sociale, non poterono non trovare in questo cabaret il luogo ideale per spogliarsi della loro reputazione borghese.

Addirittura lo Chat Noir Paris fu il primo locale in tutta Parigi ad avere un pianoforte, pur essendo questi ancora vietati nei locali dove bere.

Celebre per la sua atmosfera bohémien, lo Chat Noir influenzò la scena artistica parigina e la stampa grafica, creando manifesti iconici. Declinò alla fine del secolo ma lasciò un’eredità indelebile, rimanendo un simbolo dell’effervescenza artistica di Montmartre.

Cosa accadeva a Parigi verso la fine del 1800?

La storia Parigi del 1880 la descrive come cuore pulsante di una fervente rivoluzione artistica e culturale. Montmartre, in particolare, era un epicentro bohémien che attirava artisti, scrittori e pensatori progressisti.

Da un lato c’era il Café Guerbois che ospitava gli incontri degli impressionisti, mentre dall’altro lato c’era lo Chat Noir di Rodolphe Salis, rifugio per l’avanguardia artistica. In questo scenario non esisteva ancora il Moulin Rouge, che invece sarebbe stato inaugurato qualche anno dopo nel 1889. Con i suoi balli energici e le gonne svolazzanti, il Moulin Rouge portava l’innovazione nel mondo dello spettacolo.

La luce e la vivacità degli impressionisti, l’umorismo e la satira dei cabaret, e la crescita di movimenti come il simbolismo e il post-impressionismo trasformarono Parigi in una fucina creativa. L’arte, la letteratura e la filosofia sperimentarono una rinascita, creando un ambiente straordinario che avrebbe plasmato il futuro dell’espressione artistica.

Un simbolo, un manifesto: cosa si nasconde dietro il poster dello Chat Noir Paris?

La decisione di Salis di aprire il cabaret fu influenzata dal desiderio di creare uno spazio culturale e artistico che fungesse da luogo di ritrovo per scrittori, artisti, musicisti e intellettuali.

Salis voleva unire il divertimento con l’arte, offrendo uno spazio informale dove si potevano esibire artisti emergenti, ma non solo.

Lo Chat Noir Paris era un vero e proprio luogo di ribellione artistica dove artisti, scrittori e intellettuali di quel periodo cercavano di sfidare le convenzioni dell’establishment artistico e culturale dell’epoca. Qui, gli artisti potevano esprimere liberamente le proprie idee innovative e provocatorie attraverso performance, discorsi e opere d’arte. Il cabaret ha contribuito a rompere con le norme tradizionali, promuovendo l’avanguardia artistica e il libero scambio di idee.

Fu proprio per questo motivo che lo Chat Noir divenne ben presto un’importante icona culturale, ospitando spettacoli di varietà, letture poetiche, discussioni filosofiche e presentazioni artistiche che definirono e affermarono l’atmosfera bohémien di Montmartre.

Ma perché questa locandina e chi c’è dietro?

Chi ha creato la locandina dello Chat Noir Paris?

Più di locandina io parlerei di manifesto. Il manifesto è la rappresentazione ideologica di un gruppo, di un filone intellettuale o artistico, è l’essenza stessa dell’ideologia rappresentata, però, graficamente. In questo caso, è un ulteriore modo per esprimere l’anima del cabaret, un’identità visiva distintiva.

Il manifesto originale del Chat Noir fu realizzato nel 1986 dall’artista svizzero-francese Théophile-Alexandre Steinlen per promuovere il cabaret parigino.

Steinlen era un illustratore, pittore e incisore, noto all’epoca proprio per il suo coinvolgimento nel mondo artistico bohémien di Montmartre.

Il suo stile distintivo e la sua abilità nel catturare l’essenza della vita notturna parigina hanno reso il manifesto dello Chat Noir un’icona dell’epoca e un capolavoro dell’Art Nouveau.

Il testo è abbastanza semplice e impattante: “Presto tournée del gatto nero di Rodolphe Salis”. C’è un piccolo curioso particolare, però, che si nasconde nell’aureola rossa posta dietro la testa del gatto. Se ci fate caso, al suo interno è inciso il motto “Montjoye Montmartre“, parodia del grido francese di guerra medievale “Montjoie! Saint-Denis!”.

Nel caso del manifesto di Steinlen si tratta di una vera e propria rivoluzione grafica. A causa del suo stile distintivo e innovativo, il manifesto rappresentava una novità rispetto alle convenzioni artistiche dell’epoca.

Steinlen adottò l’estetica dell’Art Nouveau, caratterizzata da linee sinuose, forme organiche e un senso di movimento. Questo stile contrastava fortemente con gli stili più rigidi e accademici predominanti. Il manifesto era riuscito a rappresentare visivamente lo spirito bohémien e la vivacità culturale di Montmartre, contribuendo così a definire quell’identità visiva distintiva che resiste immutabile nel tempo e ci affascina tutt’oggi.

Perché ha chiuso il cabaret Chat Noir?

Lo Chat Noir chiuse i battenti nel 1897 principalmente a causa di difficoltà finanziarie. Rodolphe Salis, fondatore e animatore del cabaret, aveva investito molto nel suo locale, ma i crescenti debiti e la concorrenza di nuovi luoghi culturali contribuirono al declino economico.

L’era bohémien di Montmartre stava mutando, e lo Chat Noir Paris, che aveva rappresentato il cuore pulsante della vita artistica parigina, si trovò a fronteggiare sfide insormontabili. La chiusura del cabaret segnò la fine di un’epoca, ma la sua influenza sulla scena culturale e artistica rimane viva nella storia di Parigi.

Nonostante non esista più, l’anima dello Chat Noir è ancora viva a Parigi a tal punto che alcuni nostalgici hanno provato a omaggiarlo e a far rivivere la sua influenza ancora e ancora.

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